Dalla lettera ai Romani. (Rm 12, 1-18)
Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto. Per la grazia che mi è stata data, io dico a ciascuno di voi: non valutatevi più di quanto conviene, ma valutatevi in modo saggio e giusto, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato. Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e, ciascuno per la sua parte, siamo membra gli uni degli altri. Abbiamo doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi: chi ha il dono della profezia la eserciti secondo ciò che detta la fede; chi ha un ministero attenda al ministero; chi insegna si dedichi all’insegnamento; chi esorta si dedichi all’esortazione; chi dona, lo faccia con semplicità; chi presiede, presieda con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia. La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell’ospitalità. Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile. Non stimatevi sapienti da voi stessi. Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti.
Così in questo testo, Paolo inizia invitandoci a rendere un vero culto al Signore e fare la sua volontà. Quindi, in quello che segue, non ci sono istruzioni per la liturgia, non ci sono istruzioni su cosa credere o meno. Tutto ciò che segue è una lunga lista di comandamenti, con un solo obiettivo in mente: diventare fratelli gli uni degli altri. È come se il vero culto del Signore fosse soprattutto vivere una fratellanza, essere in pace con tutti gli uomini.
Questi non sono comandi facili. Siamo incoraggiati a non avere una opinione troppo alta di noi stessi, siamo invitati ad essere attratti da ciò che è umile, siamo invitati anche a piangere con quelli che piangono. Allora, da dove viene questo bisogno di essere servitori gli uni degli altri? Perché, qual è il punto?
Ebbene, Paolo ci dice che è perché siamo soprattutto “un solo corpo” insieme; che quando vediamo qualcuno, non possiamo solo pensare di essere completamente indipendente, completamente distaccati da lui. Siamo un unico corpo insieme. Quindi siamo tutti fratelli, abbiamo tutti il nostro valore, tutti abbiamo qualcosa in noi che Dio ritiene utile. Ma questo valore non ha niente a che vedere con la nostra ricchezza, le nostre qualità o le nostre conoscenze. E a volte è difficile da ricordare.
Ecco perché Paolo ci avverte nel versetto 2, di non conformarsi alla logica del mondo. Perché la logica del mondo ci è molto utile quando si tratta di dare valore a qualcuno che è ricco, che è potente, che è influente, che è forse colto; ma diventa molto più difficile quando si pensa a una persona povera, a un mendicante, un rifugiato, un disabile, a volte. E così, in questi momenti, la logica del mondo deve cedere il passo a qualcos’altro, e quello che Paolo ci propone è fondamentalmente l’amore di Dio; è fondamentalmente essere attratti da ciò che è umile, cioè mettendo un po’ da parte la logica del mondo, si può vedere ciò che è bello, ciò che è attraente in qualcuno che è umile; e che è attraverso questa attrazione che siamo invitati a guardare le persone e di dare loro il valore che meritano, e di farsi così loro servitori.
Questo va davvero molto lontano, anche verso coloro che ci sono sgraditi; che sono ancora nostri fratelli. “Benedite coloro che vi maledicono”, dice Paolo.
È difficile, difficile e allo stesso tempo, è ricordare che anche coloro che ci maledicono in un modo o nell’altro sono collegati a noi, perché siamo un solo corpo in Cristo.
“Piangete con quelli che piangono”. Un esempio comune è quello del lutto. Non si può visitare qualcuno che ha appena perso una persona cara, e vedendolo triste dirgli: ‘ma quanto sei triste? Non sai che Cristo è risorto? Smettila di essere triste! Va tutto bene! Cristo è risorto, va tutto bene, la persona che hai perso è ora in cielo! Non puoi parlare così, non è possibile. Il testo ci dice: “piangete con loro”. Sediamoci accanto a quella persona e poi ascoltiamo, accogliamo la tristezza, e diamo a questa tristezza il valore che merita. È a questo prezzo, è mettendo da parte le nostre convinzioni, le nostre certezze, anche quando sono molto buone, è mettendole da parte per un momento che possiamo sederci accanto a qualcuno di umile, povero, triste, e accoglierlo ed entrare in una vera relazione con lui.
C’è anche una gioia più nascosta: dando, sforzandosi di dare importanza a tutti, ci alleniamo ad avere, a ricordare che Dio ama tutti, che il suo amore è incondizionato; allora, ovviamente, non possiamo pretendere di avere lo stesso amore incondizionato di Dio, solo Dio può. Ma possiamo avvicinarci, possiamo percepirlo, a volte si può assaporare.
E mentre ci abituiamo sempre di più a vedere questo amore incondizionato di Dio, saremo attrezzati per il giorno in cui, quando saremo feriti, quando saremo poveri, o quando saremo semplicemente sopraffatti dai nostri difetti e dalle nostre debolezze; bene, in quei momenti in cui siamo soli, sarà più facile credere nell’amore di Dio per noi, perché abbiamo già avuto questa formazione. A forza di amare tutti, ci renderemo conto che in fondo possiamo amare anche noi stessi. E che l’amore incondizionato di Dio, che ci spinge a raggiungere tutti gli altri, beh, questo vale anche per noi. E questa è una gioia che vale la pena avere.
Domande per la condivisione:
1 “Lasciatevi attrarre dalle cose umili…”. Quali sono le cose umili di cui parla Paolo?
2. Posso credere nell’amore incondizionato di Dio per tutti?
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Incontro online di Taizé-Torino - 31/12 Introduzione biblica
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